Nella maggior parte dei casi, gengive sanguinanti sono un chiaro segnale di un processo infiammatorio in atto (gengivite). Un sintomo, questo, da non sottovalutare, dato che può evolvere in una malattia degenerativa chiamata parodontite e, secondo recenti studi, accrescere il rischio cardiovascolare. Le cause scatenanti risiedono perlopiù in un’insufficiente igiene orale, che permette alla placca di depositarsi lungo il colletto dei denti, cioè nella zona di passaggio tra corona e radice, protetta e “sigillata” dalla gengiva. Oltre al sanguinamento, reso evidente da tracce rossastre nella saliva, è possibile notare un arrossamento del margine gengivale ed un gonfiore edematoso, soffice al tatto, delle stesse.
Emorragie sono inoltre associate a severe carenze di vitamina C (scorbuto) o di vitamina K, leucemia, emofilia, diabete mal controllato e porpora trombocitopenica idiopatica (PTI). Vi sono poi delle condizioni che facilitano il sanguinamento, come la gravidanza, l’abitudine al fumo o alla masticazione di tabacco, le malocclusioni dentali o l’assunzione di irritanti chimici; naturalmente anche uno spazzolamento troppo energico dei denti e l’uso improprio del filo interdentale possono causare sanguinamenti gengivali.
Questo stadio di malattia è reversibile, cioè se rimuovo correttamente tutta la placca batterica attorno al dente o all’impianto in titanio, in modo costante nel tempo, la gengiva ritorna allo stato di normalità senza alcun danno residuo.
Se invece tutti i segni ed i sintomi che la gengiva infiammata ci mette a disposizione (arrossamento, gonfiore, fastidio, sanguinamento) non vengono ascoltati, l’infiammazione perdura entrando nel secondo stadio chiamato parodontite.
Questo è uno stadio molto più grave del precedente, in quanto porta ad un danno irreversibile.
Infatti l’organismo nel tentativo di evitare l’ingresso dei batteri all’interno dell’osso che sostiene i denti o gli impianti in titanio (cosa che porterebbe ad una situazione gravissima chiamata osteomielite), provoca un graduale e progressivo riassorbimento dell’osso che è caratteristico della parodontite se è il dente ad essere colpito o perimplantite se è un impianto in titanio ad essere infettato dalla placca batterica.
La velocità con cui l’osso si riassorbe dipende da due fattori: l’aggressività dei batteri che hanno causato l’infezione, e la suscettibilità genetica della persona che è stata infettata.
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